Pogallo

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maria grazia s
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Difficoltà: 
T2
Quota di partenza: 
732 m
Quota di arrivo: 
1 322 m
Dislivello: 
590 m
Lunghezza*: 
9.20 km
Tempo di salita o complessivo*: 
1h45'
Tempo di discesa: 
2h45'

Introduzione

Questo è uno dei percorsi più semplici che si possono fare all'interno della Val Grande, ma fa capire bene l'isolamento completo di questa zona, che è considerata la più vasta area di wilderness ancora presente in Italia. Il percorso quasi tutto sotto gli alberi, il fatto che il telefonino non "prenda", il non incontrare nessuno, come è successo a noi ai primi di ottobre, i sentieri scarsamente segnati (almeno nel 2003...), danno all'escursionista una sensazione ancestrale di solitudine totale, veramente emozionante, che è raro vivere ancora sulle nostre montagne addomesticate da strade interpoderali e impianti a fune.

Descrizione

La mulattiera per l'Alpe Pra' - Capanna dell'Alpino, parte di fianco alla chiesa (732m), a sinistra della fontana, sale a gradini per attraversare il paesino, ed al bivio prosegue a destra seguendo l'indicazione di una freccia. Il percorso si snoda nel bosco, a tratti più ripido, a tratti più dolce, passa di fianco ad alcuni vecchi edifici, e finalmente esce fuori dagli alberi con una bella scalinata in pietra; alla svolta il panorama si allarga sulle montagne circostanti, si individua il mont Fajé, e si prosegue tra le felci, mentre compaiono sotto di noi il Lago Maggiore e il lago d'Orta. A sinistra si vedono alcune corti (alpeggi) ormai diroccati, e un grosso pietrone con coppelle e incisioni, segno che questa zona era già abitata centinaia di anni fa. Il rifugio è vicino, la bandiera italiana sventola sul tetto; dal rifugio si vedono il Monte Rosa e le guglie dei Corni del Nibbio; è gestito dalla sezione di Intra dell'Associazione Nazionale Alpini (1250m, un'ora e quaranta).

Proseguire salendo dietro il rifugio, nel bosco di faggi, leggermente a sinistra, e in breve raggiungere a destra un intaglio scavato nella roccia, che permette il passaggio nella val Pogallo, abbastanza ampio da consentire anche il transito degli animali che andavano a caricare le corti (cioè salivano agli alpeggi nella stagione estiva). Appena oltre il passaggio, il panorama si apre su tutta la val Pogallo; scendiamo a destra, verso l'alpe Leciuri, anch'essa abbandonata, e in basso individuiamo tra gli alberi la corte di Pogallo. Pogallo è famosa perché fu teatro di tragici fatti durante la seconda guerra mondiale, e perché fu il centro del disboscamento dell'inizio del '900. Il primo tratto di discesa è su pascoli, poi il sentiero entra nel fitto bosco, attenzione agli ometti, non è molto ben segnato, scende a tornanti fino alla cappella di Cima Selva; fino al 1904, anno in cui fu finito il sentiero che costeggia il rio Pogallo, questa era l'unica via per raggiungere la corte. Si continua a scendere attraversando qualche ruscello, fino all'alpe Caslù, anch'essa diroccata, e quando si esce finalmente dal bosco fitto, si raggiunge Pogallo (1h30').

Pogallo è in fondo alla valle, circondato dalle cime della Valgrande. Agli albori del '900, come spiegano le numerose tabelle posizionate dall'ente parco, un imprenditore svizzero, Carlo Sutermeister, ereditò a soli 22 anni dallo zio le sue proprietà in Italia, e trasformò questìangolo sperduto in una vera e propria comunità; confluirono qui centinaia di lavoratori, alcuni con le famiglie; l'imprenditore costruì e sistemò case, una infermeria, un'osteria, asilo e scuole elementari, officina, forno, una postazione per due carabinieri, il tutto dotato di luce elettrica, e sostituì il trasporto dei tronchi che avveniva facendoli scendere lungo l'acqua del torrente, con una teleferica lunga 10 km. Si preoccupò anche di sottoscrivere un'assicurazione che coprisse i molti incidenti che avvenivano durante il taglio dei tronchi. Risale agli albori del '900 anche la mulattiera che lungo il rio Pogallo ritorna a Cicogna, una vera opera d'arte, in pietra, a tratti a sbalzo sul torrente. Visitata la corte e fatto rifornimento alla bellissima fontana, seguire il sentiero che attraversa i pascoli ed entra nel bosco, sulla destra orografica del rio. l'acqua è onnipresente, ci accompagna con il uo gorgoglio a tratti sommesso, a tratti forte, a lato della mulattiera, a sinistra sotto di noi e lungo il percorso, che attraversa i ruscelli con diverse passerelle. La mulattiera è tutta in pietra, sostenuta da muri a secco imponenti, con larghe lose, scende e sale a gradoni e procede con scorci sulle lame del torrente, dove l'acqua limpidissima forma pozze, cascate e gole, chiari pietroni levigati nei secoli; ad un certo punto è possibile attraversare il rio Pogallo su di un ponte per ammirare un orrido impressionante. Il percorso passa fino a cento metri dal livello del torrente per poi arrivare quasi a costeggiarlo; lungo il tragitto, molti cartelli dell'ente parco ad illustrare la zona, rigogliosissima, e anche tante lapidi a ricordare i pescatori che hanno perso la vita nel torrente perché sono scivolati o sono stati travolti dalle piene. La sensazione, forse anche per non aver incontrato nessuno lungo tutto il tragitto, è quella di solitudine e isolamento totale, acuito dal fatto di camminare perennemente sotto gli alberi, per lo più castagni. Dopo di aver aggirato un crinale panoramico, ritorniamo a Cicogna con percorso in leggera salita (1h20' - 4h30' in totale).

Informazioni generali

Via: da Cicogna
Segnavia: bolli bianco/rossi
Tipologia percorso: circolare
Periodo consigliato: giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre
Esposizione al sole: est
Pericolo Oggettivo: nessuno
Tratti esposti: nessuno
Attrezzatura utile: normale attrezzatura per escursionismo
Acqua: Cicogna, Pogallo

Riferimenti bibliografici

  • Laghi Maggiore d'Orta e di Varese, Foglio 12, scala 1:50.000, Istituto Geografico Centrale

Accesso stradale

Uscire dalla A26 a Gravellona Toce e proseguire in direzione Verbania. Alla rotonda di ingresso in Verbania (località Fondotoce) girare a sinistra per San Bernardino Verbano-Parco Val Grande. Si continua per alcuni chilometri lungo la provinciale che passa per Bieno; prestare attenzione ai cartelli di indicazione del Parco, girare a sinistra per Rovegro-Santino-Parco Val Grande, e da Rovegro proseguire per Cicogna su di una strada prima ampia, ma negli ultimi 8 km, pur essendo asfaltata, strettissima, al punto che per buona parte del percorso, se si incrocia un'auto, una delle due deve fare retromarcia fino al piccolo slargo più vicino. Gli slarghi non sono molti, e sono esigui, controllate bene le auto che arrivano in senso opposto e fermatevi appena possibile... A Cicogna hanno costruito di recente due parcheggi; lasciare qui l'auto.

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Parco della Val Grande: relazioni itinerari

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